\paperw8895 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Tra il 1896 e il 1914 lÆItalia conobbe, in forte ritardo rispetto agli altri grandi paesi dellÆEuropa occidentale e agli Stati U
niti, una vera e propria fase di decollo industriale. Tale decollo, per≥, per la particolare configurazione dei fattori di localizzazione, rest≥ confinato alle regioni nord-occidentali, accentuando ulteriormente il divario tra unÆItalia settentrionale, c
he andava rapidamente trasformandosi, e unÆItalia meridionale di fatto esclusa da ogni sviluppo economico e sociale. LÆintensificazione del processo di industrializzazione avvenne in concomitanza con una congiuntura economica particolarmente favorevole a
livello internazionale. Essa segn≥ lÆemergere sulla scena nazionale in modo pi∙ energico e distinto delle organizzazioni sia dei lavoratori sia dei datori di lavoro, il cui peso era per≥ fortemente limitato dal ruolo tuttora determinante del settore agr
icolo e della sua arretratezza e dalla conseguente influenza che ceti sostanzialmente parassitari, come i latifondisti meridionali, erano in grado di esercitare sullÆazione dei governi.\par
In una situazione cos∞ complessa e differenziata, con un misto
di prudenza e di determinazione, si mosse Giolitti in quei primi anni del nuovo secolo che presero da lui il nome di ôetα giolittianaö. Guardando alle esperienze dei paesi pi∙ avanzati, egli si era reso conto che il movimento operaio e contadino non pote
va essere affrontato con successo mediante il ricorso alla repressione e che anche la borghesia italiana doveva porsi sulla strada del confronto con i sindacati e con i socialisti. Il suo obbiettivo fondamentale fu quello di integrare le masse popolari n
ello stato liberale, sottraendole allÆinfluenza delle ideologie rivoluzionarie.\par
Il dominio di Giolitti dur≥, salvo brevi interruzioni, dal 1901 al 1909 e dal 1911 al 1914. Egli si trov≥ quindi alla guida dello stato sia nella fase di rapida espansio
ne dellÆindustria durata fino al 1907 sia in quella successiva di crisi economica culminata nel 1913. Nel giro di questi anni, anche se il settore agricolo restava ancora quello prevalente nel quadro generale dellÆeconomia, lÆItalia assunse il carattere
di paese industriale. Divenuto ministro degli Interni nel gabinetto Zanardelli, Giolitti si distinse da tutti i predecessori per il suo atteggiamento nei confronti dei conflitti di lavoro. Egli adott≥ una strategia tesa da una parte a legittimare, in cer
ti casi anche a favorire, gli scioperi di carattere economico per consentire il rialzo dei salari e, di conseguenza, lÆaccrescimento della domanda interna e della produzione; dallÆaltra a combattere gli scioperi di natura politica in nome della tutela de
llÆordine pubblico. Nonostante le resistenze del padronato e degli apparati dello stato, in particolare della magistratura, le organizzazioni del movimento operaio ebbero nel contesto politico creato dal gabinetto Zanardelli un notevole impulso. Il centr
o del sindacalismo operaio fu costituito, pi∙ che dalle Federazioni nazionali di mestiere, dalle Camere del lavoro che raggruppavano i lavoratori su base territoriale. Particolarmente forte divenne nelle campagne della Valle Padana il movimento delle leg
he e delle cooperative e il Partito socialista, che pure aveva una forte componente contadina, acquist≥ la \i leadership\i0 del proletariato con una forza e una responsabilitα nuove. Le principali tendenze allÆinterno del partito erano quella riformisti
ca, guidata da F. Turati, e quella ôintransigenteö o rivoluzionaria, guidata da A. Labriola ed E. Ferri. Zanardelli, malato, si dimise nel 1903. Gli successe Giolitti il quale form≥ il suo secondo ministero (novembre 1903-marzo 1905). Questi tent≥ fin da
llÆinizio, mediante lÆofferta a Turati di entrare nel governo, di scindere il Partito socialista attirando a sΘ lÆala riformista e isolando quella rivoluzionaria. Ma Turati rifiut≥, sapendo che il partito, allÆinterno del quale andava delineandosi un net
to spostamento a sinistra, non lo avrebbe seguito.\par
In effetti, il congresso di Bologna del 1904 diede la maggioranza alla corrente rivoluzionaria che dovette affrontare una situazione di grave tensione provocata dallÆondata di violenze compiute dall
a forza pubblica a danno di manifestanti e scioperanti in varie parti dÆItalia. Nonostante il parere contrario della direzione del partito si giunse nel settembre alla proclamazione dello sciopero generale. Giolitti non cedette ai conservatori che spaven
tati chiedevano la repressione aperta; sciolse invece la camera e fece indire dal re nuove elezioni (6 novembre) che segnarono un netto successo per il governo. A questo risultato contribu∞ il fatto che Pio X, successo a Leone XIII nellÆagosto 1903, perm
ise ai cattolici di votare liberale, facendo eccezione al \i non expedit\i0 , per impedire la vittoria dei candidati socialisti.\par
La decisione di Pio X, dÆaltro canto, si collocava allÆinterno di una intensa attivitα svolta da un lato dalle organizza
zioni cattoliche facenti capo allÆOpera dei congressi, fondata nel 1874 per promuovere lÆinnalzamento della classe operaia e contadina attraverso una rete di associazioni tra cui spiccavano per importanza le casse rurali e le societα di mutuo soccorso; d
allÆaltro dalla corrente della ôdemocrazia cristianaö che, traendo impulso dallÆenciclica sociale di Leone XIII \i Rerum novarum\i0 (1891), raccoglieva gli ambienti pi∙ avanzati del mondo cattolico e riteneva che una efficace opera di contenimento dellÆ
influenza socialista dovesse passare attraverso la creazione di organizzazioni autonome dei lavoratori per la difesa dei propri interessi.\par
Contro il radicalismo del cattolicesimo sociale si schier≥ per≥ gran parte del cattolicesimo moderato e Pio X,
per porre fine ai contrasti interni, nel 1904 sciolse lÆOpera dei congressi, ponendo il movimento alle dipendenze dei vescovi e decidendo, nello stesso anno, di soccorrere i liberali nella consultazione elettorale. Il secondo ministero Giolitti termin≥
nel marzo 1905 in seguito alle agitazioni dei ferrovieri di fronte a un progetto di statizzazione delle ferrovie che ne avrebbe vietato lo sciopero. A Giolitti successero, dopo un brevissimo interinato di T. Tittoni (16-27 marzo 1905), dapprima A. Fortis
(marzo 1905-febbraio 1906), un suo luogotenente, quindi il capo dellÆopposizione liberale antigiolittiana S. Sonnino (febbraio-marzo 1906), con un programma di riforme a favore del Mezzogiorno che venne osteggiato tanto dai latifondisti meridionali quan
to dagli industriali settentrionali.\par
Segu∞ il terzo ministero Giolitti, il pi∙ lungo (maggio 1906-dicembre 1909), che permise allo statista piemontese di operare con forza per una modernizzazione del paese, che per≥ ebbe sede essenzialmente nel Nord
e non modific≥ i grandi equilibri di potere sociale fra borghesi settentrionali e agrari meridionali. La crisi industriale, che invest∞ tutti i paesi avanzati e che si fece sentire anche in Italia a partire dal 1907, port≥ a una maggiore concentrazione
delle imprese pi∙ forti e allÆaccentuazione del loro carattere monopolistico. Tale concentrazione e la conseguente modificazione dei rapporti sociali allÆinterno dellÆindustria provocarono una crescente centralizzazione delle organizzazioni dei lavorator
i e degli imprenditori: contemporaneamente alla Confederazione generale del lavoro (1906), di orientamento socialista, nasceva a Torino una Lega industriale, sfociata nel 1910 nella forte Confederazione italiana dellÆindustria.\par
Nel dicembre 1908 un
catastrofico terremoto colp∞ Messina e Reggio di Calabria, provocando oltre 100.000 morti. Le elezioni politiche del 1909 videro un ulteriore rafforzamento dei socialisti, dei radicali e dei repubblicani. In seguito al rifiuto della camera di approvare a
lcuni suoi decreti legge, Giolitti si dimise lasciando il posto prima a Sonnino, che dur≥ in carica pochi mesi, quindi a L. Luzzatti (marzo 1910-marzo 1911). Questi cadde su un progetto di riforma elettorale considerato troppo moderato dallo stesso Gioli
